L’economia italiana rischia di non ripartire se la ripresa del Centro-Nord non è affiancata da quella delle regioni meridionali.
Se ne è discusso oggi nella conferenza “Investire al sud” organizzata nell’ambito del “Festival Economia Come" all'Auditorium Parco della Musica di Roma. I manager di tre multinazionali si sono confrontati sulle potenzialità e sui rischi per le grandi aziende di investire nel Mezzogiorno, anche in virtù degli strumenti che negli ultimi anni sono stati attivati per favorire l’arrivo di capitali al sud, come i Contratti di sviluppo promossi da Invitalia.
Stefano Bolognese, Business Executive Officer di Buitoni Italia (gruppo Nestlé), ha affermato: “Nello stabilimento di Benevento sono stati investiti sul territorio 50 milioni di euro per un impianto di industria 4.0 all’avanguardia e un polo di investimento che punta sulla forza del territorio. È forte il legame del prodotto con il territorio, questo fattore ha certamente agevolato il processo. La filiera produttiva vanta numeri importanti con 25.000 tonnellate di pizze prodotte ogni anno. Ci interfacciamo molto con le autorità locali in un dialogo costruttivo che coinvolge anche l’Università del Sannio e che punta a trasformare le debolezze del territorio e gli stereotipi in chiavi di forza e modelli di successo“.
Carlo Ferro, Chief Financial Officer di STMicroelectronics, ha detto: “La storia dei semiconduttori a Catania è cominciata nel 1961 ed impiega 4.100 persone. Il 30% del fatturato del gruppo viene investito in ricerca e sviluppo. Gli investimenti per il polo di Catania ammontano a 1 miliardo e 100 milioni totali. In Italia servono più competenze tecniche, serve uno sportello unico capace di attrarre investimenti al sud e servono regole stabili, per dare certezza e continuità agli investimenti”.
Maurizio Manfellotto, AD di Hitachi Rail Italy, ha aggiunto: “Hitachi Rail Italy costruisce treni da oltre 150 anni e ha localizzato nell’area di Napoli e Reggio Calabria una serie di produzioni che prima erano in Inghilterra e Giappone. Produciamo un treno in 45 giorni (rispetto alla media internazionale di 120 giorni), un vantaggio competitivo che si riflette nella crescita che abbiamo. Il 90% dei nostri lavoratori è entusiasta di lavorare per noi: i nostri dipendenti sanno leggere il bilancio e sanno come contribuire al meglio al futuro dell’impresa. Mettiamo al centro le persone e siamo soddisfatti del nostro impegno nel sud”.
Il dibattito si è concluso con un messaggio dei tre manager ai molti giovani presenti in sala: per avere successo nel mondo del lavoro bisogna puntare sull’inglese, sulle capacità di leadership e su competenze specifiche, senza rinunciare ai propri sogni.